Elisabetta Papa: Interrogare lo spazio

Una galleria d’arte che vada al di là dell’essere un semplice e asettico contenitore. Capace di dispiegarsi in una dimensione “altra”, sconosciuta, imprecisabile, dove le opere non si limitino a mostrarsi, ma esprimano il “non detto”, qualcosa dai contorni indefiniti e ancora tutto da esplorare. Magari attraverso sei artisti che pur, diversi per età e linguaggio, appaiono però accomunati dalla volontà di indagare lo spazio, di escogitare artifici visivi, sperimentando geniali ed improbabili combinazioni che danno modo al visitatore di ricercarne anche i tratti più nascosti, meno “visivi”. Non a caso si intitola proprio Interrogare lo spazio, la nuova mostra che oggi, alle 17.30, sarà inaugurata alla galleria FerrarinArte di Legnago, alla presenza dei sei artisti protagonisti: Carlo Bernardini, Emanuela Fiorelli, Paolo Masi, Alex Pinna, Pietro Pirelli e Paolo Scirpa. Un percorso espositivo, voluto da Giorgio Ferrarin e curato dal critico Luigi Meneghelli, che resterà poi visitabile, ad ingresso libero, fino al prossimo 7 gennaio 2017 (dal lunedì al sabato, 9-12.30; 15.30-19.30). «Per capire questo speciale itinerario in uno spazio ”altro” – spiega Ferrarin – non ci si deve limitare a guardare, ad osservare. L’obiettivo della mostra è infatti quello di porsi davanti alle opere con uno sguardo indagatore, che sia coinvolto in una rete di relazioni, in una molteplicità di codici e di livelli di lettura. Esso non può fermarsi né arrivare ad un punto di conclusione. L’opera diventa un tutt'uno con l'ambiente stesso». Come suggeriscono, ad esempio, le creazioni del siciliano Paolo Scirpa che progetta pozzi luminosi - i cosiddetti «Ludoscopi» - simili a finestre aperte su mondi infiniti. O del fiorentino Paolo Masi, che attraverso lastre di plexiglass trasparenti e dipinte, evoca luoghi che modificano lo spazio. Un viaggio nel mondo ultraterreno sembra invece quello evocato dalle opere del viterbese Carlo Bernardini, che trasforma le fibre ottiche in linee di tensione verso l’ignoto, e del romano Pietro Pirelli che con le sue installazioni («Idrofoni») dà spunto a continue interpretazioni dei luoghi che le ospitano. Ritmi geometrici, ma solo all’apparenza, sono quelli che ispirano l’arte della romana Emanuela Fiorelli, mentre le figure, realizzate in spago o in bronzo del ligure Alex Pinna rimangono perennemente in bilico, sospese in un luogo non reale.
Elisabetta Papa
L'Arena Verona
29/10/2016